La donna più bella che
ho mai incontrato
si chiama Vera e batte in
periferia,
fa tutto per trenta carte
strappate
da un mazzo di figure
beffarde –
ti farà credere di
essere
lì con te mentre starà
cavalcando le distese
infinite
di un’Africa
primordiale della mente
che lei chiama casa e suo
regno,
non il cortiletto sul
retro
di antichi supermarket
abbandonati
come affioramenti
archeologici
all’estremo confine
dell’Occidente –
la sua eventuale salvezza
piangeva da un occhio
solo
l’ultima volta che l’ho
vista
e io mi giocavo il futuro
dando forma alla bellezza
con mani affamate.
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