Non spegnere la tivù, ti prego;
voglio ancora ascoltare
quel fastidioso chiacchiericcio
che tu chiami qualche volta verità -
vedere le fantastiche bestie
che rallegrano in buon italiano
i giardini privati di padroni
di auto sportive nuove di zecca
che non hanno neppure i soldi
per pagare il personale stipendiato -
sentir parlare l'uomo in giacca
che domani perderà il lavoro
dell'uomo in scarpe da tennis
che domani perderà il lavoro -
e credere che sia normale,
apprendere che un padre di famiglia
si è impiccato per raggiungere
i suoi sogni nell'alto dei cieli
senza dover pagare il biglietto
per un posto in ultima classe -
voglio sentire che va tutto bene,
che la crisi è passata,
che il prodotto interno lordo
gode di ottima salute,
che siamo tutti liberi,
che vinceremo la prossima guerra
o i prossimi mondiali di calcio -
e decidere che in fondo
non mi importa proprio nulla,
perché l'unica cosa che conta
è restare ancora ad ascoltare
il rumore del mare fra le tue braccia.
Poesia scritta per la Festa della Stampa Solidale, che si è tenuta ieri a Cagliari
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lunedì 17 marzo 2014
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