Eravamo stupidi e non
più giovani
per correr dietro a
sogni svolazzanti
sopra i gioiosi prati
in fiore
delle tue fantasie
borghesi –
tu eri di una bellezza
senza speranza
quando frequentavi
medicinali
e noi non eravamo
in rapporti di amicizia
–
l’angoscia
esistenziale,
il fallimento, l’odio
sfrenato
per le cinture di
sicurezza –
e poi ancora pomeriggi,
divani, camere da
letto,
abbracciare il niente
che eravamo –
tu e io, attori
protagonisti
di una recita
scolastica
che scordano la parte
e piangono sul
palcoscenico –
ricominciamo quando
vuoi
a fingere di essere
ciò che non saremo
mai,
come se ancora
giocassimo
con il timore che tuo
marito
tornasse in anticipo e
ci scoprisse.
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