Questa poesia è dedicata
alle mattine passate
a giocare a biliardo
ai tempi delle scuole
superiori,
quando si studiavano
traiettorie temerarie
per eludere la
sorveglianza
dei postulati euclidei
e sfuggire al futuro
spietato
che non ci avrebbe
catturati vivi –
imparammo molto di più
allora
sulla geometria e tutto
il resto
che nelle ore all’ultimo
banco
trascorse a fingere di
capire
gli insegnanti
sottopagati
che spiegavano una
lezione
che non doveva essere
capita.
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