Gatti che attraversano la strada

Gatti che attraversano la strada
E' uscito "Gatti che attraversano la strada", il mio primo libro di poesie

martedì 25 giugno 2013

Zibaldone - Reading poetico

Nell'ambito della mostra dal titolo Zibaldone di Matteo Ambu mercoledì 26 giugno alle ore 19.00 leggeranno i loro versi Gavino Angius, Alberto Cocco, Giuseppe S. Mereu, Valentina Neri e Alessandra Fanti. La mostra è allestita al Villanova Cafè Bistrò, in via Sulis 32, a Cagliari.

Pianeti fantastici, città futuriste dominate dalla tecnologia, è questa l’illusione ottica che si ha subito mentre si guardano le opere di Matteo Ambu; un martellamento di immagini invade lo spettatore ed è come se l’affastellarsi di oggetti, perfettamente intersecati in un puzzle senza fiato, avesse un effetto visivo simile a un suono assordante. Poi ci si avvicina e gli spazi ipertecnologici racchiusi in una piramide, in un cubo o nel display di una vecchia tv svelano un mondo di oggetti comuni, spesso desueti e scomparsi quasi che l’artista fosse un poeta delle nostalgie d‘infanzia, di quel mondo magico in cui, come diceva il poeta Rilke, “si trovano tutte le cose che abbiamo perduto”, dalla scarpina della bambola parlante alla vecchia cornetta del telefono; sono mondi che muoiono di solitudine dove la vita è in quegli reperti dimenticati che hanno il potere di condurci in viaggio dentro l’ossimoro di una macchina del tempo malinconica e giocosa. La monocromia fluorescente, verde acido o rosa shocking, rosso vermiglio o blu elettrico, trae in inganno e rende questo bombardamento di “cose” la perfetta metafora di un pianeta ormai troppo globalizzato che, da paese a paese sta perdendo la propria peculiarità, affannandosi dietro agli sprechi come misura della propria ricchezza impoverendo l’individuo.
Oggi, dopo diversi anni di “variazioni sul tema”, l’opera di Ambu si evolve; a volte le superfici, si stringono; si ergono giraffe spaesate soffocate da una terra non più a misura d’uomo. In questa nuova fase artistica cresce il senso del ritmo; la coerenza del colore è data dall’elemento naturale e il ferro predomina; ma più che ricercare incastri perfetti tra scarti di ogni genere, lo studio di Matteo Ambu si affina, si accentua di un maggior lirismo ricercando, proprio come in una poesia, il ritmo, l’assonanza, l’armonia di forme ridondanti, le similitudini di strutture ossessive che baloccano moltiplicandosi. Il gioco non è più solo recuperare l’oggetto ma recuperare il ricordo toccando le corde emotive della memoria distratta usando l’intuizione. L’animale è solo, a vivere la straniazione apocalittica che lo sovrasta, assuefatto dall’assenza di significato; o forse l’animale, pinguino o giraffa che sia, non è l’altro che l’uomo nel suo regredire, e che urla tutta la sua solitudine manifestando quel disagio che, da Munk a Hopper, da Bacon a Fontana, squarcia il silenzio delittuoso in cui è racchiuso il mistero dell’opera stessa.
Matteo Ambu vive e lavora a Cagliari; dopo aver compiuto studi artistici inizia ad esporre, giovanissimo, facendosi notare da subito come uno degli artisti più interessanti scoperti da Ercole Bartoli. Ha realizzato una mostra personale al Teatro Civico di Castello e ha partecipato a diverse collettive.

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