Gatti che attraversano la strada

Gatti che attraversano la strada
E' uscito "Gatti che attraversano la strada", il mio primo libro di poesie

martedì 13 dicembre 2016

Pithecantropus Rex

Sotto l’ombra di un pensiero verde salvia
si salva solo una scrittura bastarda,
che s’avanza seminando scongiuri
e vane carte ricoperte di enigmi
che mai nessuno proverà a svelare –
tu prendi il ritmo e lasciati andare,
ti porterò dove non serve sapere
a che ora parte il prossimo treno
e se tutto il denaro che possiedi
basterà per acquistare il biglietto –
se ti lasciassi asportare il cervello,
la tua testa sarebbe molto più leggera
e non stancherebbe così tanto i tuoi piedi
quando la porti in giro per metterla in mostra
come un cane di razza al guinzaglio,
l’appiglio cui agganciare un pensiero
che non devi scordarti di pensare
se vuoi esser considerato in certi ambienti –
sovverti la dittatura del linguaggio,
l’usanza borghese di dare un senso
alle parole e alle frasi, capovolgi
il dialogo e spariglia il campo,
sorprendendo l’avversario che t’affronta
mostrandosi con il tuo vero volto –
sono un tipo ben strano, io che la notte
traggo il piacere dalle parole,
trascurando il sonno per gettare amore
nella vostra fornace indifferente –
e non ho niente da dire riguardo l’anima
ma credo nell’esistenza del corpo,
nel suo ribellarsi inconfutabile
quando lo si vuole sottomesso
al folle controllo della legge,
alla mortificazione della morale –
io scrivo per ridare dignità
alle biciclette rubate, agli attimi
traditi per tramonti di passaggio –
per continuare il discorso mai interrotto
sull’essere maestosamente semplici
e minutamente complessi, meccanismi
imperfettamente funzionanti abbastanza
da concepire il supplizio demenziale
della puntualità, il paradosso
spaziotemporale del lavoro
su cui si fondano repubbliche
e si demoliscono cinematografi –
noi, scimmie addomesticate
che studiano le stelle per inventarsi
divinità terribili attraverso cui
adorare noi stessi in carne ed ossa –
noi, creatori e distruttori di mondi
per un passatempo da ragazzini
perpetuamente inesperti.

mercoledì 7 dicembre 2016

Diritto di silenzio

Mi astengo? Sì, mi astengo! 
dal dovere di intrattenere
con l'esibizione del privato
un pubblico senza volto,
nomi e cognomi privi
di segni di riconoscimento,
di dettagli anatomici
che li rendano distinguibili 
dall'obbligo di mostrarmi,
denudato e trafitto,
alla lente del microscopio,
al banco degli imputati
in attesa di giudizio 
dalle conversazioni
confidenziali ed oziose,
dai referendum, dalle elezioni 
dalle lezioni di vita vissuta
o soltanto immaginata
di chi pretende di decretare
quale cosa giusta farmi fare 
dalle indicazioni di voto
e dai voti di cambiamento,
di sobrietà, di dimagrimento 
di fedeltà a idee asfissianti
che levano ossigeno alla mente,
che urlano per non annaspare,
che si dibattono in attesa
di qualcuno che le venga a salvare 
dovevamo proprio ridurci
a produttori non richiesti
di opinioni per conto terzi,
a loro volta fabbricanti
l'inutile paccottiglia
di chiacchiere che oltraggia i silenzi 
rivendico la dimenticanza,
il passare inosservato,
la banalità dell'esistenza
lontano dal centro dell'attenzione 
e non ho ambizione per una parte
da attore protagonista nel dramma
collettivo che si va mettendo in scena 
così poco mi appassiona che non sia
il suono prima della parola,
il corpo prima della voce,
il pensare prima dell'idea 
la quiete prima dell'esplosione.