Gatti che attraversano la strada

Gatti che attraversano la strada
E' uscito "Gatti che attraversano la strada", il mio primo libro di poesie

mercoledì 21 giugno 2017

Sottomondo

Se cammini nella notte ad occhi chiusi
stando ben attenta a dove metti i piedi,
potresti di colpo scoprire, precipitando
attraverso fauci d’asfalto che si spalanca
e t’inghiotte, la via che porta alla liberazione
dalla luce del giorno, dalla superficie delle cose
così nitida e brillante da non poterla tollerare –
grate, tombini e condotti d’aerazione
nascondono i passaggi segreti che conducono
al mondo sotterraneo, il pianeta capovolto
dove ogni cosa ti appare per il suo giusto verso,
ottica realtà speculare a un’illusione abituale –
non è il peggio che ti possa capitare, aprire gli occhi
e vedere ciò che normalmente è nascosto
sotto strati di terreno e tubature, vecchie ossa
e reperti archeologici, ordigni inesplosi
di bombardamenti caduti in prescrizione –
qui si danno appuntamento alligatori
a fine carriera, scaricati nelle fogne
senza tanti complimenti per far spazio
a nuove specie animali di tendenza,
con alieni sopravvissuti ad atterraggi di fortuna
e scampati alla vivisezione in laboratori segreti –
qui gli dei di plastica hanno il loro Olimpo
in cima a una montagna di lattine,
bidoni, bottiglie, barattoli, flaconi, tubetti
e altri rifiuti del mondo di sopra, vestigia
di una civiltà che non vuole rassegnarsi
all’estinzione e semina la terra con oggetti
sperando che germoglino e si moltiplichino,
che diano frutti per la prossima generazione –
qui compromessi risplendono nelle celesti catacombe,
perché niente che sia puro può sopportare la pressione
e le polluzioni tossiche del vivere sottoterra,
qui l’umanità postatomica aspetta
che arrivi il momento della riscossa –
formica solitaria tra le rovine d’Europa
in vendita al miglior offerente, sei cresciuta
tra odio, indifferenza e una libertà
da pagare in moneta sonante –
fuggita dai reticolati, dal filo spinato
elettrificato per fermare i sogni ai confini,
hai attraversato senza diritto di cittadinanza
le epoche e le nazioni, in cerca di un rifugio –
la fabbrica dei feti in scatola sforna
repliche perfette del modello standard
del colore e delle dimensioni richieste,
i più adatti a svolgere le mansioni previste –
cervelli cotti al microonde, ancora fumanti
sono inseriti dentro crani ad apertura facilitata
per sfamare la creatura dominante,
il re delle scimmie antropomorfe
che si nutre di paure e furori,
che distrugge il trono su cui siede –
i postumani s’inebriano inalando gas nervini:
sono pronti per la battaglia finale,
per conquistare i cieli su un autobus scassato
impugnando armi spuntate, riciclate
da attrezzi da giardinaggio e posate –
alligatori ed alieni imperturbabili
osservano, con indosso ali d’angelo,
che un’altra apocalisse abbia inizio.

mercoledì 14 giugno 2017

Mondo cannibale

E’ un mondo cannibale, cavernicoli
in giacca e cravatta decidono
il destino della specie umana
seduti dietro enormi scrivanie
all’ultimo piano di palafitte
dotate di ascensori supersonici –
scienziati tribali progettano
viaggi spaziali a bordo di razzi
in alabastro ed ebano, alimentati
da alambicchi a petrolio e pietre
focaie di ultima generazione –
per conquistare il futuro a colpi
di lance e bastoni, le selci
rudemente affilate lacerano
il tessuto spaziotemporale
come tenera carne indifesa –
l’orizzonte degli eventi osserva
il turno settimanale di riposo:
nessun sacrificio sarà celebrato
sugli altari e nelle fabbriche
dove si immolano ai macchinari
gli anni migliori del nostro tempo,
dove si adorano le divinità
del lavoro e della puntualità,
dove la dinamo inarrestabile
del progresso genera meraviglie
e stregonerie per divertire
i padroni del fuoco e degli uomini –
ingraziarsi gli dei della produzione
richiede crudeli riti di iniziazione,
automutilazioni cerimoniali
della persona, amputazioni
dei pensieri e della volontà,
circoncisioni della dignità
con strumenti rudimentali
e dolorosi, eppure ineccepibili
nell’imporre la fede, il logo
aziendale marchiato sulla pelle –
cacciatori di teste perlustrano
i confini della notte nel turno
di guardia alle urne elettorali,
reliquie di un culto antico
che ancora sopravvive
nella superstizione popolare,
l’illusione di poter controllare
il cambiamento, l’avanzata
inesorabile delle orde del tempo –
le avanguardie illuminano la via
verso il nulla, il traguardo
dell’umano cammino –
il grado massimo dell’evoluzione:
abbrutirsi davanti alla televisione,
la catarsi definitiva sul divano
prima di andare a dormire,
le immagini che invocano
l’odio per l’infedele e il disertore,
la spia, il portatore di sventura
ed epidemia, di malasorte –
l’emissario di morte e ogni altra cosa
sconosciuta e spaventosa,
il messaggero del diluvio universale –
dell’era glaciale che prepariamo
per spazzarci via, per cancellare
le tracce del nostro passaggio,
per occultare le prove del misfatto –
la seduzione dell’autodistruzione
ci guida alla purificazione
planetaria, la prassi collaudata
di massacri millenari garantisce
la riuscita dell’operazione –
di noi non resteranno che fossili
a forma di lombrico.

venerdì 9 giugno 2017

Nella bolla

Non ti sento –
nella bolla
dentro il lago
di parole
niente arriva,
solo silenzio,
gesti spastici
e boccheggiare
di pesci stupidi
e variopinti –
non parlarmi,
non guardarmi,
non ascoltare,
non fraintendere,
non respingere,
non origliare –
non ho niente
per te, né frasi
consolatorie,
né citazioni
da mandare
a memoria
o consigli
per alleviarti
la coscienza –
lasciami
rimbalzare,
galleggiare,
ondeggiare,
dondolare
lentamente
sul flusso
del respiro,
assaporare
particelle
microscopiche
di ossigeno
sfuggite
al controllo –
è infinita
quest’acqua
che circonda
ed avvolge,
che ricopre
e restringe,
che soffoca
e schiaccia? –
non lasciarmi
a precipitare
nello sprofondo;
dimmi del mondo
come diresti
a te stesso,
senza suono,
né inganno.