Ho ucciso il poeta:
qualcuno doveva
pur farlo, per togliere
di mezzo l’intralcio,
per liberare il verso
dal ventre imbolsito,
dalle membra pesanti
che lo schiacciavano
e non lo lasciavano
danzare leggero
senza alcun ostacolo –
ho ucciso il poeta,
l’affabulatore contafrottole,
il venditore di parole al peso,
il ragioniere della metrica,
il plagiario autorizzato –
ho ucciso il poeta,
l’ho fatto per me e per voi:
non sopportavo più
l’ego frustrato ferito,
l’uso indecente
di mostrarsi nudo
davanti al pubblico
con la pretesa
di esprimer se stesso,
i suoi sentimenti
da palcoscenico –
ho ucciso il poeta
in una notte di luna
cacciandogli dritto
il microfono in gola
con una mossa inattesa:
immaginate la sua sorpresa
nel venire interrotto
per sempre, strappato
all’affranto uditorio
così violentemente,
prematuramente scomparso
dalle pagine stampate –
e con sollievo già dimenticato.
Gatti che attraversano la strada
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venerdì 24 febbraio 2017
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